2009/11/06

Tutti gli uomini del Presidente

Era un caldo sabato di inizio luglio, io (Ema) Fabio, Enrico e il Presidente ci troviamo alla base di nasi goreng una famosa via in albigna.
Subito decidiamo le cordate quindi avrò l’onore di scalare con il presidente e dietro di noi la cordata Yosemite Fabio-Enrico.
Prepariamo il materiale, io e Fabio abbiamo 2 serie di friend B.D. e subito il presidente appena capisce che abbiamo intenzione di portarle disse: ma non vorrete portare tutto quel materiale! Bisogna salire leggeri!
Ora il presidente è un uomo che tutti rispettano, ha un curriculum alpinistico che fa invidia a tutti, scala in tutto il mondo da più di 30 anni.. fortunatamente decidemmo di mandarlo a quel paese e di portarci dietro tutti i friends e nuts, anche perché la fessura del secondo tiro 6a a incastro aveva il primo spit a circa 15 metri dalla sosta, il terzo tiro 5c 2 spit, il quarto 5c completamente da proteggere, mente il quinto tiro aveva il passo chiave in fessura (fuori portata) a circa 6-7m dall’ultimo chiodo (uno di quelli d’annata 1982)…
In men che non si dica the President attacca la prima placca improteggibile con passaggio duro 6a a circa 15m da terra e lo supera incolume (con qualche porcone), molto velocemente siamo al tiro chiave della via, le cordate davanti a noi rinunciano e si calano, tocca al Presidente che si ferma sotto a un tettino, rinvia prova a uscire sbuffando come un toro nell’arena ma non passa! Allora tocca a me arrivo al tetto e passo tranquillo (sarà stato al massimo quarto) e continuo senza grossi problemi fino alla sosta. Quindi ci troviamo in cima allo Spazzacaldera, è il momento delle calate e il Presidente ha la brillante idea di calare Enrico con il secchiello, eravamo tutti un po’ perplessi (soprattutto Enrico) ma questa volta ascoltammo mauro, e dopo un paio di metri di calata a una velocità a dir poco imbarazzante capimmo che il secchiello non frenava per niente la corda, e ci calammo con la piastrina..
Ringrazio tutti i compagni di scalata, in particolare il presidente che ci da sempre ottimi consigli..






EmaMauro
EnricoFabio



P.S. Mi sono permesso di inventare il titolo del post perchè il nome del file che mi è arrivato era "Привет"... Вы говорите по-русски?


2009/10/30

Salam alaykum fratelli

Il Gian ossserva intensamente il salame Murru che giace a fette sul tagliere...ha gli occhi lucidi, mi chiedo se sia l'H1N1 ad aumentargli la lacrimazione o se si tratti di compassione per i suoi compagni d'influenza suini. Il dubbio è dissipato quando lo vedo litigarsi con qualcuno l'ultima fetta...

Ieri sera salamata a Gravità Zero.
E' ormai evidente a tutti che l'arrampicata stia diventado il contorno (o forse sarebbe più appropriato dire l'antipasto) per l'immancabile abbuffata di fine serata.
Qualcuno ha anche provato a levare la sua voce per cercare di arginare questo fenomeno con frasi del tipo:
"Oh, ma non possiamo scofanarci roba tutte le sere, la prossima volta stiamo più tranzolli e non portiamo niente mi raccomando... ma stasera dov'è la torta cazzo!?" oppure 
"E se entrasse il Beppe ora cosa direbbe?"...ma con scarsi risultati.

Non manca tuttavia chi invece difende a spada tratta queste tradizioni.
Un membro della comunità di arrampicatori nonchè autorevole studioso della "Bicocca iuniversiti" si è addirittura prodigato per dimostrare che tutto ciò è indice di uno stile di vita salubre ed equilibrato infatti, pubblicherà a giorni un articolo in cui pare verrà dimostrato che non ci sia alcuna differenza apprezzabile a livello di metabolismo corporeo,  tra il mangiare un kg di salame e un kg di insalata.

Vedere queste menti brillanti all'opera mi ha spinto a cercare una soluzione per ottimizzare la distribuzione delle cibarie e bevande alla fine di ciascun allenamento.
Più che una soluzione alla fine è venuta una cagata di accrocchio... ci sarà tempo e modo per migliorarlo o probabilmente anche no.






2009/10/27

L'avvento di una nuova era

Dopo quello che è successo ieri sera in palestra non posso esimermi dal mandare una richiesta al comitato olimpico richiedendo a gran voce di inserire tra le discipline ufficiali l'hula-hoop-soccer e ,perchè no, l' orpierre-cone-throw.

 
Sono sicuro che a nessuno dispiacerà se utilizzerò le firme di voi tutti raccolte per altri scopi, dirottandole -in modo forse poco etico, sì...ma innegabilmente efficace- verso questa ben più nobile causa.

Come principale argomentazione per indurre il comitato ad accettare la nostra richiesta ho intenzione di addurre questa:
-vogliamo parlare del curling? vergognatevi cazzo...

Nel caso dovessero accogliere la richiesta gravità zero si presenterà come nazione a se stante (quindi invito il presidente e i soci a produrre al più presto una bandiera e un inno) come atleti verranno candidati, Fabio Isa per il lancio del cono, mentre per quanto riguarda la formazione 
della squadra di hula-hoop, questa è già all'attenzione del tecnico Luis, che per ora pare abbia rilasciato solo una breve dichiarazione: "Mmminchia!"
Cari lettori salutate con gioia l'avvento di una nuova era per il mondo dello sport!


2009/09/26

ULTIMA PUNTATA


Eccoli qua i Tetons, un piccolo, ma scenografico gruppo montuoso molto vicino a Yellowstone, che raggiungiamo velocemente procedendo verso sud.


La prima cosa che facciamo è recarci alla stazione dei rangers per vedere se è possibile prenotare un posto dove trascorrere la notte in tenda a Lower Saddle, il passo da cui inizia la parte più impegnativa della salita al Grand Teton.



Si, perchè nei parchi funziona così: se vuoi trascorrere la notte fuori devi chiedere il permessso ai rangers e puoi farlo solo in zone appositamente designate.

Ma per il Grand Teton tutti i posti sono occupati e noi, che abbiamo una tabella di marcia da rispettare e nessuna sicurezza di trovare dei posti liberi, decidiamo per il giorno dopo di fare la lunga camminata fino al Passo e poi tornare indietro.

Così girovaghiamo un po’ nei dintorni, senza sapere che ci aspetterà una giornata memorabile!

Per prima cosa investiamo con il nostro mezzo un proghorn che ci taglia improvvisamente la strada.....! Anche in questo caso gli Americani si rivelano estremamente disponibili ed efficienti . Un paio di persone che assistono al “fatto” ci fanno compagnia dandoci il loro sostegno in attesa dei rangers che, non appena arrivano, stendono il loro rapporto e ci consolano dicendo che episodi di questo genere accadono spesso. Ancora un po’ frastornati per quanto accaduto ci rechiamo in una falesia dove assistiamo, nostro malgrado, al volo di un climber assicurato, o forse è meglio dire NON assicurato, da una compagna distratta e che ritroviamo qualche giorno dopo con un gamba ingessata.

Ma non è finita qui...... Decidiamo di trascorrere la notte nel parcheggio da cui inizia il sentiero di salita al Grand Teton e, mentre prepariamo la cena, abbiamo il piacere di avvistare sul pendio proprio di fronte a noi, un’orsa con i suoi 2 piccoli.

Una giornata movimentata, non c’è che dire....

Il mattino dopo ci alziamo prestissimo e non appena ci incamminiamo sentiamo dei rumori di rami spezzati provenire dal bosco. Facciamo qualche passo e, sul sentiero, proprio di fronte a noi, compare un orso! Patrizia fa immediatamente dietro front, tornando sui suoi passi, ma per fortuna Mauro non perde la calma e, facendo rumore, fa allontanare il plantigrado. Siamo soli lungo il percorso e per la paura di fare un altro brutto incontro cantiamo, battiamo le mani.....insomma cerchiamo di fare rumore per scoraggiare qualsiasi altro avvicinamento pericoloso.



Il sentiero, come molti altri negli Stati Uniti, è lunghissimo, poichè sale dolcemente zigzagando lungo il fianco della montagna.



Dopo diverse miglia arriviamo su un nevaio che attraversiamo e qui perdiamo le tracce. Ci inerpichiamo allora su un pendio detritico e pericoloso, arrivando più o meno all’altezza del Passo che si trova non lontano, proprio davanti a noi, ma il cui accesso ci è precluso da un canale inaccessibile.









Dopo una breve sosta decidiamo di tornare indietro e arriviamo stanchissimi al parcheggio che sono quasi le tre del pomeriggio. Dopo esserci riposati un pò ci rechiamo a Jackson Hole, considerata la Cortina d’Ampezzo del Wyoming e per quanto riguarda i prezzi è proprio così! Spendiamo infatti 100$ per una cena....una fortuna per gli standard americani!

Il mattino seguente partiamo per Pinedale e da lì percorriamo una lunghissima strada sterrata in un ambiente selvaggio e straordinario








dove avvistiamo diversi animali quali tacchini, grouses e alci.



L’obiettivo è raggiungere il campeggio di Big Sandy, nella Wind River Range e da qui, dopo una lunga camminata raggiungere la zona del Cirque of the Towers, ma quando ci svegliamo, il mattino dopo, diluvia e i temporali si susseguono uno dopo l’altro.


Allora decidiamo di macinare altre miglia per tornare in Colorado, dove trascorreremo l’ultima settimana della nostra vacanza.




Ritorniamo a Estes Park, dove pernottiamo, e il giorno dopo saliamo le Twin Sisters, due cime gemelle alte circa 11.500 feet.







Lungo il sentiero riusciamo a vedere il Longs Peak (4.346 m), la montagna più alta del Colorado e la sua spettacolare parete ovest, il Diamond.

E qui il cerchio si chiude e per la FINE...., si torna all’INIZIO!


2009/09/01

QUARTA PUNTATA

Percorriamo un’ infinità di miglia e dopo una notte trascorsa a Ranchester, un anonimo paesino di poche anime, il mattino successivo imbocchiamo la Medicine Wheel Scenic Byway, una strada che si inerpica sulle montagne, insinuandosi tra fitti boschi di pini ponderosa che si alternano a vaste praterie alpine. Purtroppo il tempo è brutto e fa un freddo cane, ma del resto siamo a circa 2800 metri di altezza e non si può pretendere di più!


Poi, quando ci abbasssiamo di quota, il cielo si rasserena e nel pomeriggio raggiungiamo il Bighorn Canyon, un posto poco conosciuto, ma che vale assolutamente la pena di visitare. Il Devil Canyon Overlook, a picco sul fiume, è il punto più panoramico e da lì si può ammirare il corso d’acqua che scorre tra alte pareti rocciose, proprio nel punto in cui fa una curva e riceve le acque di un suo affluente.

Ci godiamo questo splendido paesaggio in totale solitudine e poi raggiungiamo Cody, città natale di Buffalo Bill, dove facciamo una sosta notturna prima di imboccare la strada per Yellowstone, quello che, assieme alla Devil’s Tower, dovrebbe essere il “piatto forte” della nostra vacanza.



Entriamo a Yellowstone da est e subito rimaniamo allibiti di fronte alla devastazione dell’ambiente, frutto di un incendio di enormi proporzioni scatenatosi nel 1988.




Poi il paesaggio cambia e ci rendiamo subito conto che Yellowstone è un parco davvero speciale, dove fiumi, laghi, montagne, canyons e verdi praterie, in cui vive una grande concentrazione di animali selvatici, si alternano a geyser e bacini geotermali. Unico neo l’affollamento, a volte davvero eccessivo !




Arriviamo nella zona del Mud Volcano e della Dragon Mouth, due pozze d’acqua fangose fumanti e ribollenti che riusciamo a vedere da vicino grazie a delle passerelle di legno che agevolano il percorso. Dovunque odore di zolfo....






Nel pomeriggio percorriamo la Hayden Valley, dove scorre sinuoso lo Yellowstone river










e a un certo punto vediamo due bisonti attraversare il fiume e dirigersi verso di noi. Riusciamo anche a fotografarli da vicino. Che spettacolo ! Non ci sono parole per descriverlo....bisogna esserci e basta!








Ultima tappa della giornata è il Canyon, dove prima ci fermiamo ad un viewpoint per vedere le Upper Falls






e poi percorriamo l’Uncle Tom’s Trail, un ripido sentiero, attrezzato con 382 gradini di ferro nell’ultimo tratto, che ci permette di ammirare da vicino la potenza delle Lower Falls.





























Appagati da tanta bellezza risaliamo il sentiero e raggiungiamo Artist Point, che offre una vista incredibile sulle cascate e sul Canyon. Siamo estasiati dallo spettacolo che ci troviamo davanti e sappiamo benissimo che nessuna fotografia da noi scattata riuscirà a rendere ciò che vediamo e proviamo.





A questo punto ci rechiamo al Canyon Village per trovare un posto in campeggio, ma niente da fare, è tutto esaurito ! Per fortuna riusciamo a prenotare un posto al Grant Village per il giorno successivo e ci rechiamo a nord del Parco, esattamente a Gardiner, in Montana, dove trascorriamo la notte.

Per sfruttare al meglio la nostra seconda giornata a Yellowstone ci alziamo prestissimo e ci dirigiamo alle sorgenti termali di Mammoth Hot Springs che è ancora l’alba, il momento migliore per percorrere le passerelle che fiancheggiano le terrazze di travertino createsi con i depositi delle acque ricche di carbonato di calcio. Il sole che sorge illumina tali formazioni, esaltandone i colori e noi ci godiamo tale spettacolo completamente soli!


Procediamo verso la parte meridionale del Parco e attraversiamo la zona con la maggior concentrazione di aree termali, effettuando diverse soste per osservare più da vicino tali fenomeni


















ma la cosa che più ci affascina è la visione della Grand Prismatic Spring una pozza d’acqua bollente dai colori incredibili, che si fondono insieme dando vita ad uno spettacolo naturale unico. Per avere una visione completa di tale pozza bisogna salire su una collina nelle vicinanze, percorrendo una ripida traccia lasciata da altri saliti prima di noi e non facile da individuare. Ma da quasssù la vista è fantastica!

Diverse soste lungo il percorso ci permettono di visitare altre zone termali che non finiscono mai di stupirci ed è tardo pomeriggio quando arriviamo a prendere posssesso della nostra piazzola in campeggio.



Domani sarà la volta dei Tetons!

2009/08/25

TERZA PUNTATA


Lasciamo anche le Black Hills e facciamo una sosta a Hill City, un bel paesino stile western, dove troviamo un negozio ben fornito di articoli sportivi in cui facciamo compere e dove otteniamo informazioni su alcune zone d'arrampicata dei dintorni.



Quindi ci dirigiamo verso le Badlands, ma prima ci fermiamo a Wall e visitiamo il suo drugstore, pubblicizzato da centinaia di cartelloni pubblicitari lungo la Highway 90. All'interno del mall ci sono diversi negozi che vendono souveenirs di gusto piuttosto discutibile in un ambiente "vecchio far west". Unica cosa interessante la mostra di fotografie scattate negli ultimi decenni dell'Ottocento,a testimoniare episodi di vita quotidiana al tempo dell'insediamento dei coloni.



Dormiamo in un parcheggio e il mattino seeguente, dopo aver acquistato l’annual pass, entriamo nel Parco delle Badlands, un territorio dove pinnacoli erosi dall’azione dell’acqua e del vento si innalzano maestosi dalle praterie. E’ un territorio aspro e inospitale, che appartiene alla tribù degli Indiani Sioux.









All'interno del Parco, in un caldo asfissiante, percorriamo in Notch Trail, un sentiero che, con l'aiuto ndi una scala a pioli, porta ad un passo da cui possiamo ammirare le praterie sotttostanti.





Alcuni cartelli ci avvisano che la zona è abitata dai serpenti a sonagli, ma noi, per fortuna, non ne incontriamo neanche uno!

Ghe vureva el Lüis.......




Dopo le Badlands, tenendo conto dei suggerimenti ricevuti, ci rechiamo nello Spearfish Canyon, dove ci sono diverse falesie di calcare che individuiamoa fatica, vista l’abbondanza di roccia(scadente) inframezzata da qualche parete non sempre facile da avvicinare, tenuto conto anche che essendo i primi giorni, soffriamo ancora dello snake leg (traduzione: paüra del biss). Nel pomeriggio un ripidissimo sentiero ci permette di raggiungere la base di una parete, ma ben presto inizia a piovigginare e noi giù di corsa, verso la nostra casa a quattro ruote!


Ma il mattino successivo siamo ancora lì e raggiungiamo la zona di Skeleton remains, così chiamata perchè i primi apritori trovarono uno scheletro di cervo alla base della parete. Mauro si diletta su alcuni tiri e dopo una sosta in lavanderia per fare il bucato e una notte trascorsa a Sundance, patria del famoso Sundance Kid, che pur essendo stato un fuorilegge senza scrupoli, per i Sundancesi è diventato un eroe (miracoli del businness turistico),iniziamo a macinare le miglia che ci condurranno alla Devil’s Tower.




Già in lontananza la Torre appare in tutta la sua maestosità, un vero monumento naturale dalle forme incredibili e quando ci si trova ai suoi piedi diventa a dir poco incombente.







Le giriamo intorno ammirandola da ogni lato e poi troviamo posto in un campeggio spartano dove, nel pomeriggio, prepariamo con cura il materiale che ci servirà l’indomani per affrontare la Durrance, la via di salita più famosa e frequentata.

Ma dopo una notte gelida, al mattino Giove pluvio la fa da padrone, una giornata grigia e piovosa che ci fa desistere dal tentativo alla Torre. Non approfittando della buona scusa decidiamo, viste anche le previsioni favorevoli di aspettare un giorno per ritentare.



Ci aggiriamo nei bei dintorni della Devil’s Tower, dove visitiamo un lago e vediamo tantissimi animali selvatici.







La mattina dopo, armi e bagagli, partiamo presto e seguendo le indicazioni del nostro libro (datato!!) andiamo alla ricerca dell’attacco, facendo una via di 3/4˚prima di arrivare alla base della parete, scoprendo alla fine che con un solo divertente tiro di 4˚ si arrivava nello stesso posto in metà tempo. Davanti a noi ci sono i soliti Americani affetti da bradipismo acuto, che fortunatamente ci fanno passare. Noi velocemente saliamo il primo tiro e poi, provate a indovinare? Tristemente buttiamo le doppie poichè la mano e il piede di Patrizia sono stati messi a dura prova già al primo tiro. Comunque la Torre è sempre lì e non ci son progetti, a breve, di spianarla.










Dai, che il prossimo anno portiamo il Luigi e andiamo a farla tutti insieme...!!!!!!